Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 72
febbraio 1979 - marzo 1979


Rivista Anarchica Online

LETTURE
a cura di Maurizio Lazzarini

L'abitare autogestito,
di John Turner, ed. Jaca Book, Milano 1978, pagg. 231, lire 4.000.

Il Movimento anarchico oggi vede nella autogestione una via concreta per avviare un processo di edificazione della società libertaria. Autogestione è un concetto ancora troppo vago, onnicomprensivo, basti ricordare che la Jugoslavia si regge su questa formula, i socialisti francesi, e da non molto anche i nostrani, ne hanno fatto il pilastro della loro strategia politica. È un concetto tutto da definire soprattutto nei suoi aspetti concreti e specifici; cos'è l'autogestione nella produzione, nei servizi sociali, nella scuola, nella cultura, nell'informazione, nel territorio, e in tutte le forme e gli aspetti delle relazioni sociali ed individuali.

Un grosso compito, arduo, ci aspetta, ma è necessario, se vogliamo crescere come movimento di concreta alternativa sociale.

Nella direzione di questo impegno si è mosso per tanti anni, in Perù, in Messico, John F. Turner, che ha lavorato nelle periferie nate spontaneamente a Lima E a Città del Messico e ne ha tratto degli insegnamenti utili anche per i paesi industrializzati dell'occidente tardocapitalistico.

Ha verificato nella pratica che non esiste nessun organismo centralizzato, nessun programma di edilizia popolare, nessun ufficio di pianificazione "più a sinistra", capace di soddisfare le necessità di abitazione, nelle classi popolari, come l'autogestione nello Housing.

Ha verificato nel concreto che la diretta gestione del processo edilizio (che vuol dire partecipazione attiva al progetto, alla costruzione e all'abitare) risolve un'infinità di problemi legati al bisogno della casa in direzione soprattutto dei costi e della qualità del prodotto.

Questa esperienza l'ha raccolta in un libro, che in Italia è stato pubblicato dalla Jaca Book con il titolo "L'abitare autogestito"; la prefazione è curata da Colin Ward già redattore di Freedom, e affronta il nodo del problema che si avvolge intorno al quesito: chi è che decide, e per chi? Immediatamente ricollegandolo alle risposte che hanno cercato di dare assieme Turner, de Carlo, Pat Cocke, e Ward. Una risposta che dal '52, ognuno di loro ha sviluppato in circostanze diverse, rimanendo tuttavia fedeli al modo anarchico di affrontare la questione dell'architettura e dell'urbanistica.

Un libro da leggere (stando attenti a rifiutare certe mediazioni che l'autore consapevolmente accetta) da parte di coloro che si reputano addetti ai lavori ed escono dalle università italiane con la testa piena di numeri, di standards, di Centri storici da risanare, di rendita fondiaria, di industrializzazione dell'edilizia, di prefabbricazione, di razionalismi vari, per capire che esiste un'alternativa già in atto in alcune parti del mondo.

Un libro da leggere per quelli che non si ritengono addetti ai lavori, ma in ogni caso sono interessati direttamente (come utenti) e vivono il problema della casa e del territorio, quindi tutti.

Il libro potrebbe essere, per i più volenterosi, uno stimolo per costruire collettivi libertari che vadano ad operare nella direzione proposta da Turner.

Ricordo infine che in Italia questo discorso viene portato avanti dalla rivista "Spazio e Società", edita da Mazzotta e diretta da Giancarlo De Carlo. Qualcosa si sta muovendo, noi anarchici non possiamo stare alla finestra su un discorso che è il nostro.